Salita da Ponte di Legno al Passo Gavia in bici da corsa
·414 parole·2 minuti·loading·loading··
Autore
alexdelli
diy addicted.
Finalmente ho scalato la salita che sognavo da parecchio tempo, il Gavia, con la sua storia e il paesaggio mozzafiato, quasi lunare. Purtroppo avendo fatto una toccata e fuga non ho potuto abbinarlo al Mortirolo o allo Stelvio, ma già così mi sono divertito. La giornata era spettacolare, nemmeno una piccola nube a rovinare l’azzurro del cielo. Penso che in quelle zone è più unico che raro. Abbiamo lasciato le auto nel parcheggio di una osteria in località Stradolina e per il disagio di aver occupato due posti auto abbiamo prenotato per il pranzo al nostro ritorno. L’osteria poi si è rivelata azzeccatissima, si chiama Osteria Lissidini per chi volesse provare. Insomma eravamo a 5 km circa da Ponte di Legno e ci siamo scaldati lungo la dolce salita che porta ai piedi del Gavia. Purtroppo arrivati in centor ci siamo sbagliati e invece di salire cautamente sul passo, siamo saliti sopra il paese con pendenze dal 10 al 12 %. Poi cisiamo accorti che dovevamo scendere e siamo sbucati nella località sant’apollonia. Da lì siamo saliti ognuno con il proprio passo e non conoscendo la salita, mi sono tenuto sempre in zona 4 bassa con il 34-25. Appena la strada si restringe diventa ad una corsia sola, inizia il tratto duro del Gavia con tratti sopra il 10%, molto spesso al 12% e un tratto brevissimo al 16%. Fatti questi pochi km il più è fatto e la salita diventa più pedalabile, tenendo sempre a mente che si è in alta quota, quindi è sempre meglio non fare sforzi che poi si possono pagare cari. Quando sono arrivato nella buia galleria in prossimità del lago Nero ho capito che era quasi fatta, anche se a causa del buio e per la paura di essere investiti dalle auto e dalle moto, si cerca di accelerare per uscirne al più presto, ma bisogna fare i conti con la pendenza che dovrebbe essere intorno al 9%, insomma una bel calvario. Fuori dalla galleria si vede una serie di tornanti che salgono ripidi circondanti da un paesaggio lunare. Nessuna vegetazione e tante rocce ti fanno capire di essere a 2.500 metri di altitudine. Ora per riempirsi di ossigeno bisogna fare respiri profondi e a bocca spalancata. Alla fine quei tornanti minacciosi si fanno con la consapevolezza di essere agli ultimi 2 km e in breve ci si trova davanti uno spettacolo mozzafiato. Sembrava un sogno, ma era la pura realtà. Sono arrivato sulla cima di Charly Gaul!